Dal Prologo:

Non so come siano finite nella mia soffitta queste lettere.

Forse, con la mia impulsiva voglia di acquistare vecchi libri venduti su precarie bancarelle nei piccoli mercatini dell’usato, avrò fatto si che, nascondendosi tra le pagine di un qualche testo da me acquistato, si siano intrufolate clandestinamente e senza inizialmente farsi notare, nel mio baule, convinte che prima o poi le avrei trovate e quindi riordinate e ridate alla luce affinché potessero essere lette e giungere a destinazione.

Per poter giungere a destinazione però bisogna prima partire. A volte trovare il tempo, altre volte il coraggio per farlo. Non importa come, a piedi, in treno, in nave, in tram…
Io ho scelto quest’ultimo per intraprendere il mio viaggio.

Il tram numero 2 quindi ha lasciato la stazione dove da molti, troppi anni era fermo ad aspettare che qualcuno si mettesse di nuovo ai suoi comandi. Io l’ho fatto ed ho imparato, scorrendo queste lettere, che vale sempre la pena di leggere qualcosa.

Dalla lettera del 27 Ottobre:

Non posso continuare a sopportare passivamente l’influenza di venti contrari. Devo mettermi al timone, eccolo lì, davanti a me, lo afferro, la nave smette di curvare senza criterio, il mare si calma, e a poco a poco la scia che lascio dietro di me si fa sempre più dritta. Vedo la terra, non so che terra sia, non conosco il nome di quella città e gli abitanti che lingua parlano, ma la vedo avvicinarsi. È un approdo, sicuro o no lo saprò presto, ma è pur sempre un approdo. Terraferma sulla quale poggiare i miei piedi, muovere nuovi passi. Mi fermo, il vento impetuoso di qualche istante fa ora si dimostra amico benevolo, il mare è calmo e la nave trainata in porto da esperti marinai si ferma. Ce l’ho fatta!

Dalla lettera del 10 Dicembre:

Vale sempre la pena di leggere qualcosa, ricordi? Ed il motivo è semplice e va al di là della solita cultura personale. Nel caso specifico è l’occasione per un viaggio a Kirkwall nell’arcipelago delle isole Orcadi, a Dalwhinnie o a Bowmore o in ognuno di quei posti in cui le maggiori distillerie producono pregiati whisky dal gusto secco, attraverso il quale il miele d’erica si incontra con le correnti oceaniche che danno al palato e all’olfatto sensazioni uniche di brezza marina e di iodio, oppure dolci e fruttate emozioni mescolate ad un inconfondibile aroma affumicato simile al retrogusto che può lasciare il tabacco di una pipa.
Fuori dalla finestra continua a cadere la neve. Nevica ormai da quasi tre giorni.
Riprendo quelle poesie, la mia poltrona mi aspetta, una bottiglia quasi piena di Strathisla, whisky di puro malto invecchiato dodici anni mi tenta, il bicchiere vuole essere riempito ed ecco che la situazione appena descritta si materializza, non più l’ideale ma il reale, il mio mondo appositamente creato per la lettura di questa sera.