In una delle sale del Chiostro del Bramante, dove è stata allestita la mostra dal titolo “Alma-Tadema e i pittori dell’800 Inglese. Collezione Pérez-Simòn”, vi è una scritta che recita: “E’ difficile restare arrabbiati quando c’è tanta bellezza nel mondo”.
Il mondo che ci aspetta dopo aver varcato i tornelli è in tutti i sensi impregnato di Bellezza. Ti circonda, ti inebria, ti stordisce a tal punto da farti dimenticare che fuori di lì esiste il mondo vero, la frenesia, il caldo, il tempo che scorre. Ci troviamo immersi nella spasmodica ricerca del Bello, nell’Arte allo stato puro. L’Arte per l’Arte che non si consegna al trascorrere della vita e non invecchia.
Vi troviamo capolavori di F. Leighton e J.W. Waterhouse, di D.G. Rossetti e J.E. Millais, rispettivamente fondatore e cofondatore della Confraternita dei Preraffaelliti, movimento artistico-letterario che affiancava alla devozione e all’attrazione verso i maestri del Rinascimento prima di Raffaello, i temi della letteratura inglese, nonché di Sir Lawrence Alma-Tadema i cui capolavori fanno da sfondo all’intera esposizione e che furono dipinti con l’intento di ricercare la bellezza ideale, pura e l’armonia visiva dell’opera.
Passeggiando tra le varie tele ci immergiamo nell’Inghilterra Vittoriana e in uno dei suoi aspetti più contraddittori: la donna. La donna come essere puro e come fonte centrale di ispirazione, sempre circondata dai fiori, altro punto centrale della mostra e tema ricorrente nella letteratura inglese di fine ottocento strettamente legata al culto della Bellezza, come ci dimostrano le prime righe del romanzo di Oscar Wilde “Il Ritratto di Dorian Gray”: Lo studio era pervaso dall’odore intenso delle rose e, quando tra gli alberi del giardino spirava la leggera brezza estiva, dalla porta spalancata entrava l’intenso odore dei lillà, o il più delicato profumo della rosa canina.
Ad aprire la mostra è un dipinto del 1890 di Alma-Tadema dal titolo “A Love Missile” dove la classicità di una villa romana con tutto il suo sfarzo, è lo scenario per esaltare la bellezza femminile, dai tipici tratti inglesi, rappresentata da una fanciulla sedotta dall’intenso profumo del mazzo di fiori che tiene in mano.
I fiori sono la quintessenza della bellezza, rappresentano il messaggio d’amore, lo specchio dei sentimenti, degli stati d’animo e passo dopo passo il loro profumo si percepisce a livello visivo ed olfattivo.
Proseguendo tra i vari quadri troviamo un capolavoro del 1895 di Arthur Hughes dal titolo “A Passing Cloud”, che raffigura una ragazza dall’aria triste con la testa appoggiata sulla sommità del caminetto, la mano destra sulla fronte mentre la sinistra stringe una lettera che evidentemente non le ha portato buone notizie. Il suo setter irlandese, simbolo di fedeltà, la guarda come a volerla rassicurare e sulla destra si notano un quadretto con una casa eseguita in punto croce, tipica occupazione delle fanciulle dell’Età Vittoriana ed una finestra dalla quale si intravede un giardino pieno piante e fiori i cui colori contrastano con lo stato d’animo desolato della ragazza.
Il titolo di questa opera è tratto da un episodio della commedia shakespeariana “I Due Gentiluomini di Verona”, quando Proteo paragona la sua tristezza per non poter sposare l’amata Giulia per volontà del padre, alle nuvole che in primavera offuscano improvvisamente il sole.
Una tela di grande forza espressiva è anche quella dipinta nel 1902 da John William Waterhouse, “The Crystal Ball” nella quale troviamo Agrippina che contempla con tristezza e rancore l’urna con le ceneri del marito Germanico avvelenato durante una campagna militare.
L’intreccio tra letteratura, storia e mito è molto frequente tra i Preraffaelliti e spesso si trovano quadri che hanno per titolo versi di poesie, come per esempio “Oh, For The Touch of a Vanished Hand” dipinto nel 1900 da Charles Edward Perugini che riprende i versi della poesia “Break, break, break” di Lord Alfred Tennyson, nel quale la mano sinistra della ragazza raffigurata è come se cercasse una mano di chi non c’è.
Anche il poeta inglese Algernon Charles Swinburne è presente nelle opere di questi pittori vittoriani, ed una sua frase: “Tutto il Paradiso dei Paradisi in un piccolo bambino” è fonte d’ispirazione per un quadro del 1891 di Alma-Tadema dal titolo “An Earthly Paradise” nel quale possiamo osservare una madre inginocchiata e protesa verso il proprio figlio, sdraiato in posizione supina su di un elegante divano di legno con cuscini beige e fiori profumati accanto. Ritorna il tema della donna vittoriana che ha tra i suoi compiti quello di dedicare tempo ai suoi bambini.
La visita di questo mondo nel quale siamo entrati sta quasi per terminare. Ci si può soffermare ad osservare su comode poltroncine un ultimo capolavoro di Alma-Tadema, un dipinto del 1888 dal titolo “The Roses of Heliogabalus” nel quale è rappresentata, a completamento della tematica portante della mostra, la scena in cui l’imperatore romano Eliogabalo, regnante col nome di Marco Aurelio Antonino, inonda i suoi ospiti con una cascata di petali di rosa talmente copiosa da farli rimanere soffocati. Questa cascata di fiori saluta i visitatori ma non li soffoca. Ci prepariamo a raggiungere l’uscita, non prima di aver letto nella sala adiacente un verso di una poesia di Walt Whitman: “Bouquet di rose da per tutto, oh morte, e io di rose ti copro”.
Le donne vittoriane, i fiori simbolo di amore e sofferenza, ville romane, ambientazioni orientali, ricerca della Bellezza, atmosfere gotiche. E’ stato bello perdersi in questo scenario per abbondanti due ore, lontano secoli dalla confusione e dai ritmi ossessivi della metropoli.